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Volevo solo andare a casa

  • Immagine del redattore: Federica Nardon
    Federica Nardon
  • 18 gen 2022
  • Tempo di lettura: 2 min

Era da un po’ che Chloe, un’ipocondriaca sociologa, non vedeva il Dottor Stran, un esperto angiologo a cui si era rivolta qualche anno prima per un piccolo intervento. A farle compagnia nella sala d’aspetto oltre alla sua paura un libro: La Favola di Amore e Psiche che in poco tempo diventerà una sorta di ponte virtuale tra i due protagonisti. La sociologa e il dottore, entrambi con una personalità ben delineata entreranno in collisione dando inizio ad una partita dove ognuno di loro gioca le proprie carte per soddisfare le proprie esigenze: evitare un intervento per lei e, ovviamente, operare per lui. La bizzarra sociologa cerca di barare cercando di aprirsi un varco preferenziale nella vita privata del Dottor Stran che, a sua volta, risponde assecondando Chloe ma senza fare il suo gioco. Sarà proprio la Favola di Amore e Psiche a scoprire le carte della partita facendo riemergere, durante l’intervento, un amore che sembra non volersene andare, che nonostante il tempo, la distanza e la consapevolezza vuole continuare a vivere nel ricordo. Una favola che fa rivivere al suo interno una storia passata che, come spesso accade, continua a condizionare il presente come se l’universo ti proponesse sempre la stessa situazione per accertarsi che la lezione sia stata imparata. Un passato difficile da sanare perché significherebbe abbandonare l’inconsapevolezza per sempre e lasciar spazio all’idea che, a volte, bisogna chiedere, sapere, perdere l’amore e lottare per riaverlo o lascialo andare perché tanto, presto o tardi, tutti dobbiamo arrenderci al suo potere uomini o dei, chirurghi e pazienti.

 
 
 

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